Ultrasonometria ossea quantitativa (QUS)

Sono già alcuni anni che gli ultrasuoni vengono utilizzati nella pratica clinica per lo studio dell’osso ed in particolare per la quantificazione delle sue proprietà meccaniche: esse sono infatti cruciali per la sua rigidità e competenza meccanica ovvero per il rischio di frattura.

Dal momento che l’ultrasonometria non misura in modo diretto la mineralizzazione ossea essa non può essere usata per la diagnosi di Osteoporosi secondo i criteri OMS che, come anticipato, sono applicabili solo alla metodica DEXA. D’altra parte se è pur vero che in vivo vi è modesta correlazione tra i parametri densitometrici ottenuti con la DEXA ed i parametri ultrasonometrici (il che indica e conferma che le informazioni ottenute dalle due metodiche esprimono almeno in parte caratteristiche diverse dell’osso) è anche vero che per quanto si riferisce allo studio con ultrasuoni delle due sedi più comuni (il calcagno e le falangi) sono disponibili studi che ne documentano l’abilità di predire il rischio di frattura in modo non inferiore alla DEXA e da essa indipendente. Proprio in relazione a questo ultimo aspetto le Autorità Sanitarie Italiane hanno recentemente consentito la concessione dei farmaci per l’Osteoporosi in prevenzione primaria con la nuova nota 79 anche per valori di ultrasonometria ossea quantitativa al di sotto di determinati cut off a seconda siano presenti o meno altri fattori di rischio. I parametri ultrasonometrici utilizzati per lo studio dell’osso sono:

  • la velocità (Speed Of Sound – SOS) ovvero il tempo che l’ultrasuono impiega ad attraversare il segmento osseo in esame. Tale parametro sembra sia dipendente prevalentemente dalla densità ed elasticità dell’osso;
  • l’attenuazione (Broadband Ultrasound Attenuation – BUA) ovvero la perdita di energia che il fascio ultrasonoro subisce nell’attraversare il distretto osseo esaminato. Essa sembra sia dipendente principalmente dalla struttura delle trabecole, dal loro spessore e dalla porosità.

Negli apparecchi che studiano il calcagno (in cui la percentuale di osso trabecolare sfiora il 90%) tali due parametri (SOS e BUA) vengono integrati in uno singolo chiamato Stiffness che è ottenuto dalla loro combinazione matematica: dal punto di vista della valutazione infatti la disponibilità di un singolo parametro facilita l’interpretazione. Lo strumento per l’ultrasonometria ossea alle falangi, misura la velocità della trasmissione del suono a livello della metafisi distale della prima falange delle ultime 4 dita della mano. In associazione alla velocità del suono viene fornita una traccia grafica rappresentativa delle modificazioni che l’onda sonora ha subito nell’attraversamento dell’osso. Dalle caratteristiche di tale traccia grafica (osteosonogramma) è possibile trarre informazioni più dettagliate sulla struttura dell’osso Le caratteristiche specifiche di detta traccia grafica vengono infatti elaborate in un valore numerico così che i valori più bassi di quest’ultimo si associano ad un più elevato rischio di frattura. È disponibile infine un algoritmo matematico che consente di stimare il rischio nei 10 anni successivi di frattura vertebrale clinica (cioè sintomatica) sulla base del valore della velocità di attraversamento del suono attraverso la falange.